“E mi è rimasto un foglio in mano e mezza sigaretta”…. Peccato, in questo periodo anche Marlena non torna a casa perché in isolamento.

C’è chi lo sogna, chi abbandona la speranza, chi aspetta: la ripresa del campionato è una chimera.
Soprattutto per i tifosi della Lazio che, prima dell’emergenza coronavirus, avevano una sola ansia: “speramo che la Juve perde”.
Lo Scudetto non era più una gag comica, ma era diventato la nostra ossessione e quella di tutti gli avversari.
All’improvviso nessuno faceva più le vignette maccheroniche e nessuno considerava più Lotito come personaggio folcloristico del calcio italiano tra interviste romanesche e contornate da un dubbio fraseggio in latino.

Le altre non avevano considerato  la Lazio e si erano rese conto della sua pericolosità solamente a gennaio.

Avevano aspettato il crollo prima della sessione invernale di calciomercato, poi lo avevano profetizzato per il post-mercato senza innesti… Invece i biancocelesti erano riusciti a possedere per un momento addirittura la vetta.
Lassù si stava comodi, l’aria era meno inquinata, tutto era più bello, ma anche più difficoltoso.
Ti costringeva a guardare la classifica con un certo terrore, ad approcciare tutte le partite con la speranza di non prendere nemmeno un gol e cercare in maniera convulsa di segnarlo.

La Lazio non era considerata da nessuno a settembre, ora farebbero a cambio e forse lo farebbe pure Agnelli.
La Lazio non era un avversario normale.

Anche la stampa si era accorta di noi, il trafiletto era diventata una piena pagina, così come colonne su colonne sono state dedicate ai singoli calciatori biancocelesti: da Immobile capocannoniere, passando per Milinkovic il “marziano”, fino al paragone osato tra Luis Alberto e Messi. E la stampa aveva seguito a suon di titoloni quell’affare GIROUD-LAZIO ed eccoci alla ribalta delle cronache, Formello era diventata il punto più caldo del mercato invernale.

L’atteggiamento verso Lotito era forse un pochino cambiato, almeno prima del coronavirus, perché dopo c’è stato Agnelli il protettore della salute ad additarlo come cinico bastardo pronto ad eludere l’emergenza pur di fare allenare i suoi.
Un’affermazione ridicola visto il fuggi fuggi bianconero,  un’affermazione da parte di uno che ha paura di perdere lo Scudetto.

La Lazio vuole tornare in campo, come tutti del resto, quando questo avverrà non c’è dato sapere, non c’è dato sapere nemmeno SE avverrà.
Il mondo intero è in ginocchio e sta aspettando che il COVID 19 faccia marcia indietro.

I vertici del calcio che rappresentano e gestiscono i cinque più grandi campionati europei, sperano di salvare introiti, campionato, salute, Coppe e tutto in una volta sola.
Insomma, anche il mondo sportivo vuole vincere pure sulla pandemia.

Nessuno sa quello che succederà nel prossimo futuro.

Per la Lazio il campionato è stato uno scenario in cui esprimere valore, ma non è un obiettivo primario.
Questo campionato è forse per la Lazio quasi irripetibile ed era una specie di rivelazione, l’aver finalmente imboccato la strada giusta.

Lotito avrebbe voluto affrettare i tempi, è vero, ma era assai difficile pretendere che mollasse la presa proprio adesso, proprio nel momento in cui la piazza laziale era coesa.
Lotito non ha aspettato una pandemia per alzare la voce, Lotito non l’aveva proprio mai abbassata,  dalle tarantelle con i giocatori, ai proclama vezzosi, al mercato.

Quando vi avvicinate all’ecosistema biancoceleste, non fatevi circondare dalla “fuffa” messa in giro, nessuno se ne sta fottendo del virus, era stato solamente chiesto di rimanere in  forma per non perdere di vista l’obiettivo.
Non è stato possibile, succederà poi.

Tutti sono attenti ai diritti televisivi, alle entrate, tutti vogliono stadi riempiti in ogni ordine di posto e tutti vogliono abbonamenti sottoscritti con Sky/Dazn.

Lotito ha solo cercato di perseguire un obiettivo comune, la salute dei suoi in primis e poi la volontà di farli allenare.

Non è successo, succederà.
Noi tifosi non dimentichiamo che nel cassetto, dietro a mutande e calzini spagliati, abbiamo un sogno.
Non è successo, succederà

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